Mense scolastiche: Foodinsider, migliora un menù su tre, ma aumenta (+ 6%) il cibo processato

Fano, Cremona e Parma sempre in testa ma capaci di migliorare ulteriormente. Ottimi anche i menù di Jesi, Sesto Fiorentino, Rimini, Ancona, Bergamo, Perugia e Mantova. Sud grande assente, con solo la Puglia che offre qualità con Lecce, Brindisi e Bari che eccelle per il biologico.

Le mense scolastiche ce la possono fare. Migliora un menù su tre, ma i cibi processati (tonno in scatola, bastoncini di pesce, addirittura i salumi) aumentano del 6%. Lo evidenzia l’8° rating di Foodinsider, l’indagine annuale che fotografa lo stato della mensa e ne traccia l’evoluzione, per scoprire la quantità di scarti, le best practice e i Comuni che migliorano anche grazie all’applicazione dei CAM, i Criteri Ambientali Minimi, la legge che trasforma la mensa in uno strumento di sviluppo del territorio in chiave sostenibile.

La top ten della classifica non offre sorprese: numero uno rimane Fano, seguito da Cremona e Parma, una triade di Comuni virtuosi che ogni anno sembra fare meglio. Molto vicini per qualità ed equilibrio sono i Comuni di Jesi, Sesto Fiorentino, Rimini, Ancona, Bergamo, Perugia e Mantova.

Secondo i dati dell’anno scolastico 2022/23, continua il trend di miglioramento iniziato nel 2022, dopo la fine del covid: migliora un Comune su tre. Un cambiamento positivo atteso dopo lo scioglimento definitivo dei vincoli post pandemia, ma che è anche l’effetto dell’applicazione della nuova legge che disciplina le gare d’appalto del servizio di ristorazione scolastica.

Il risultato è spesso riscontrabile in menù più equilibrati, a minore impatto ambientarle, con i legumi che aumentano e diventano un secondo piatto in un terzo dei menù analizzati, riduzione della plastica e dell’usa-e-getta, più prodotti locali e di origine biologica.

Il problema dello scarso consumo di cibo in mensa è la questione principale da risolvere. Ci sono troppi bambini che ‘rifiutano il cibo a priori’ (il 35% dei casi secondo i dati del nostro sondaggio, uno su tre), mentre hanno ‘paura di assaggiare nuovi piatti’ il 31%; solo il 14% sembra ‘mangiare con gusto’.

“Il legame con il territorio è l’altro focus dell’indagine di quest’anno” dichiara Claudia Paltrinieri, la presidente di Foodinsider, “perché abbiamo voluto dimostrare come la mensa sia già una leva di sviluppo del territorio da cui si rifornisce restituendo ricchezza”. Dall’analisi emerge che un buon 29% delle mense del campione analizzato è ben radicato sul territorio da cui si rifornisce con più di 10 prodotti locali a settimana e un 13% che ne acquista almeno 5.

Tre le best practice di cui si parla nel report dell’8° rating, da cui si spera sia possibile trarre esempio, c’è la mensa del Comune di Fano, che non a caso è conosciuto come la ‘città dei bambini e delle bambine’ e da tre anni è in cima alla classifica. La terza realtà virtuosa si chiama Laore, l’agenzia per lo sviluppo rurale della Sardegna, che da più di 10 anni ha avuto mandato dalla Regione per sviluppare progetti di formazione degli insegnanti, tavoli di lavoro sulla mensa per i Comuni e introducendo un nuovo soggetto a supporto dell’educazione dei bambini: la rete delle fattorie didattiche.

“Per sostenere i Comuni in questo processo di miglioramento mancano ancora dei tasselli che potrebbero potenziare il ruolo di motore di sviluppo della mensa per la comunità e il territorio” continua Paltrinieri, “più cucine dentro o vicino alle scuole, un monitoraggio sistematico degli scarti, continui percorsi di formazione degli insegnanti e di educazione dei bambini e delle famiglie”.

“Obiettivi raggiungibili”, aggiunge Francesca Rocchi, Vice Presidente di Foodinsider, “con un sistema premiante che potrebbe finanziare quei Comuni che più investono in un percorso di miglioramento continuo della mensa riuscendo a costruire dei valori condivisi e una comunità intorno al cibo che i bambini e le bambine mangiano a scuola.