Rientro a scuola: nuove regole e agitazioni sindacali degli addetti alle mense

24/06/2020 – Si andrà a scuola così da settembre: turni giornalieri o settimanali, riorganizzazione delle classi dividendole in più parti, lezioni per gruppi di studenti di classi diverse (e anche di anni diversi), riunificazione di materie simili per spiegazioni comuni. È quanto previsto dalla bozza del ministero dell’Istruzione concordata con le Regioni.

Nelle linee guida della bozza si prevede che le scuole garantiscano il servizio mensa, in quanto importante dal punto di vista educativo: se non basteranno i turni le scuole potranno far predisporre lunch box da consumare in classe.
Una novità su cui il documento del ministero punta particolarmente sono i «patti educativi di comunità», cioè la messa a disposizione da parte degli enti locali di spazi per la scuola (più o meno gratuitamente) e, da parte delle associazioni di volontariato che già operano nelle scuole, di personale per «attività integrative» e/o «alternative alla didattica».
Si tratta di associazioni che a vario titolo di solito già collaborano per attività come musica, sport o teatro, ma finora hanno sempre svolto il loro lavoro assieme o almeno in presenza degli insegnanti. Grazie a questi patti potranno essere coinvolti anche per «attività di sorveglianza e vigilanza degli alunni», cioè per tenere gli alunni da soli, in sostituzione dei docenti.

A pranzo

È previsto il ripristino del servizio mensa, anche per il suo valore educativo.
Che cosa si farà invece sul fronte del personale, che i sindacati e i partiti di maggioranza come il Pd e Leu chiedono di aumentare? Potrebbero arrivare degli insegnanti aggiuntivi in alcune scuole o, come scrive il ministero, «in specifiche situazioni», ma si deciderà più avanti quando saranno chiare le disponibilità di spazi e le criticità. C’è un miliardo da destinare al personale, anche perché con più spazi da gestire e più pulizie da fare, serviranno assistenti e bidelli.
Regole particolari sono previste per le scuole dell’infanzia, per le quali il documento scende nel dettaglio: «È previsto che i bambini non portino la mascherina e che gli educatori usino protezioni che non li rendano irriconoscibili», dunque le visiere trasparenti ed eventualmente i guanti.

Le agitazioni

Si inserisce in questo scenario la protesta degli oltre 80mila addetti alle mense e pulizie scolastiche e aziendali, a casa per l’emergenza Covid-19 dalla dichiarazione del lockdown e mai più tornati al lavoro. Scenderanno in piazza in almeno 60 città in tutta Italia.  A Roma l’appuntamento è in Piazza di Montecitorio, a partire dalle ore 15. Dai presidi nelle piazze delle principali città, chiamati alla mobilitazione da Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Uiltrasporti, faranno sentire la loro voce, per chiedere che venga estesa la copertura degli ammortizzatori sociali, erogate le indennità e, soprattutto, garanzie per una rapida ripresa delle attività. Sono circa 80mila gli addetti (la metà – circa 39mila – solo nelle mense scolastiche) che dall’inizio di marzo, con il decreto che imponeva il lockdown per emergenza sanitaria, sono di fatto senza lavoro e molti senza reddito. Tre mesi senza stipendio per le responsabilità incrociate di aziende e Inps, numerose delle prime per non aver anticipato, in molti casi, gli assegni ordinari ai dipendenti, l’ente di previdenza per non aver ancora corrisposto le indennità che spettano loro. E a Milano la situazione delle migliaia di lavoratrici e di lavoratori delle mense e pulizie scolastiche e aziendali e degli appalti alberghieri continua ad essere molto grave. Lavoratrici e lavoratori che hanno terminato o stanno terminando la copertura dell’ammortizzatore sociale con causale “emergenza COVID-19” e per i quali le organizzazioni sindacali stanno chiedendo alle imprese la collocazione in FIS Ordinario, ricevendo positiva disponibilità solo da alcune. In assenza di correttivi si lasciano senza tutela migliaia di lavoratori e lavoratrici. Per queste ragioni i sindacati si sono fatti carico di proporre soluzioni per l’emergenza e per una risposta strutturale alle criticità, a partire dall’emendamento presentato da Cgil, Cisl, Uil per la copertura degli Ammortizzatori Sociali “emergenza Covid 19 per 27 settimane. A sostegno delle proposte e richieste sindacali Filcams, Fisascat e Uiltucs e Uiltrasporti hanno organizzato un presidio per oggi dalle 10 alle 12 in Piazza della Scala a Milano.