Scarsa innovazione nel soft-facility: un settore di rango inferiore?

di Danilo Broggi

Il settore delle pulizie e delle sanificazioni, il pilastro dei servizi cosiddetti di soft-facility è sempre stato considerato dai committenti e in generale come una sorta di “dio minore”, un settore lavorativo di rango inferiore, il cui lavoro è alla portata di tutti, sostanzialmente basato sull’impiego del lavoro manuale (human-intensive).

In termini di addetti e fatturato però non è secondo a nessuno.

Si calcolano (stime ANIP-Confindustria) nel nostro paese circa 2,5 milioni di addetti e in circa 135 miliardi di euro il mercato potenziale di riferimento.

La pandemia ha però in parte fatto riscoprire da un lato l’importanza di questo servizio che non solo pulisce ma sanifica l’ambiente di lavoro, i mezzi di trasporto, gli spazi in generali occupati fuori della propria casa, permettendo salubrità e possibilità di utilizzo degli spazi comuni.

Ma il settore, di grande impatto sociale (e non solo occupazionale), ha tradizionalmente avuto, anche sulla spinta di gare e/o appalti fatti dalla committenza pubblica e in diversi casi anche privata, di fatto posizionati sul prezzo, uno scarso (o quasi nullo) approccio all’innovazione.

I produttori di macchinari per la pulizia e sanificazione hanno investito nel migliorare i loro macchinari e alcuni sistemi tecnologici per la gestione operativa in ottica Industria 4.0 al fine sia di standardizzare (verso l’alto) la qualità̀, sia per una maggiore integrazione tecnologica uomo/macchina e sia, infine, per una più efficace gestione centralizzata dei dati in tempo reale.

Così come anche i produttori di prodotti per la pulizia e sanificazione, dal canto loro, hanno investito sul tema della sostenibilità ambientale con nuove tecnologie applicate alla chimica dei prodotti e sfruttando l’avanzamento tecnologico delle biotecnologie.

Ma poco o nulla si è fatto, da parte delle aziende di questo settore, nello sfruttare, ad esempio, le potenzialità legate a sistemi tecnologici basati sulla Blockchain per la trasparenza e la tracciabilità̀ dei processi di pulizia e sanificazione.

Sulla capacità di sfruttare l’avanzamento della sensoristica (ormai anche a poco prezzo) da integrare nei sistemi di gestione IoT, per avere e raccogliere le informazioni per migliorare l’efficienza (ne ho viste alcune ma o in una fase di start-up o operanti su piccola scala).

Così come anche sull’elaborazione e sviluppo di nuovi modelli operativi con macchinari esistenti e/o innovativi, per rispondere a nuove esigenze come, sempre ad esempio, l’uso di Droni per la sanificazione anche di grandi ambienti indoor (il “Roomba” dei cieli).

Per non parlare dello sfruttamento dei “processi di digitalizzazione spinta”, capaci di utilizzare al meglio quanto i Big Data, l’Intelligenza Artificiale, il machine learning, sono in grado di fornire, con soluzioni fino a ieri impensabili sia per migliorare la gestione delle complesse attività, ma anche per elaborare analisi predittive capaci di “indirizzare” la tipologia dei servizi e la loro intensità.

A questi aggiungiamo strumenti di tele-assistenza basati sulla realtà̀ aumentata e altre tecnologie di apprendimento in auto-formazione che sono in grado di alzare il livello professionale delle risorse umane valorizzando in pieno la formazione “on the job”.
Un mare di opportunità sulle quali investire sia per rendere tali servizi ancora più efficienti ed efficaci a favore della salute pubblica e sia per valorizzare il capitale umano e quello tecnologico delle imprese che lavorano in questo settore delicato per la salute delle persone.

I nuovi fondi del PNNR dovrebbero anche essere indirizzati in questa direzione a vantaggio delle nostre imprese, degli addetti e dei cittadini.