Spreco alimentare: ogni anno 36 chili di cibo a testa buttati

Nel mondo, un terzo del cibo prodotto viene sprecato. E questo mentre una parte importante della popolazione del pianeta soffre la fame. Oggi venerdì 5 febbraio si celebra la Giornata nazionale contro lo spreco alimentare. Anche se gli italiani sono tra i più virtuosi, come risulta dal rapporto «Il caso Italia» del Waste Watcher International Observatory, nelle nostre case finiscono nella spazzatura ben 36 kg l’anno pro-capite di cibo, con uno sperpero di 6,5 miliardi di euro. Senza contare che produrre cibo, immagazzinarlo e trasportarlo ha un prezzo anche sotto il profilo dell’impatto ambientale: comporta emissioni di gas serra, consumo di acqua, di suolo e di energia, produzione di rifiuti. Riduco-Riuso-Riciclo sono le tre R da tenere presente se si vuole fare la propria parte come consumatori responsabili per ridurre lo spreco alimentare. E questa è la filosofia, per esempio, abbracciata da Adiconsum con la campagna di informazione e il progetto «2gether2green-Voglio una casa circolare», perché il cambiamento comincia proprio tra le mura domestiche . Intanto, ecco quattro azioni utili contro lo spreco: programmare la spesa; conservare gli alimenti in modo ottimale; usare gli avanzi di cucina per ricette creative; scegliere alimenti prodotti in maniera sostenibile. La campagna dei Csv in Lombardia e il manifesto di Food pride Venerdì 5 febbraio sarà presentato online e con collegamenti da varie piazze italiane, il Manifesto di Food pride, promosso dall’omonima rete di enti ed associazioni che ad inizio 2019 si è costituita a Torino, con il sostegno della Compagnia di San Paolo, per dare una risposta concreta agli sprechi di cibo. Al manifesto hanno aderito tutti i Csv della Lombardia. Obiettivo è la creazione di «politiche del cibo multiscalari, integrate e partecipate, intese come strumenti di dialogo e azione per un’attenta pianificazione dei sistemi alimentari» che annoveri, fra i suoi obiettivi principali, il diritto al cibo. La rete Food pride nel recupero delle eccedenze alimentari e dei prodotti invenduti nei mercati di Torino e cintura, ma anche nei negozi di prossimità come panetterie, ortofrutta, minimarket, etc. Realizza poi laboratori di cucina con soggetti svantaggiati mirati all’utilizzo consapevole e più efficiente del cibo recuperato e alla diffusione di tematiche sulla prevenzione alimentare. Italiani in testa ai Paesi che sprecano meno cibo Aumenta la consapevolezza degli italiani rispetto alle questioni ambientali e al consumo di cibo. Sono significativi infatti i dati che emergono oggi dal rapporto «Il caso Italia» del Waste Watcher International Observatory. Innanzitutto, perché pongono l’Italia tra i Paesi più attenti allo spreco alimentare e alle corrette abitudini alimentari durante la pandemia. E poi perché, secondo la rilevazione, solo in Italia nel 2020 si è sprecato l’11,78% di cibo in meno rispetto all’anno precedente. Cirfood e i consumatori consapevoli Dallo studio «Reduce» (condotto dal ministero dell’Ambiente e dall’Università di Bologna), risulta che i settori dell’agricoltura e della ristorazione sono quelli che generano un gran numero di eccedenze alimentari che hanno un impatto notevole sull’ambiente: ogni anno, in questi comparti, si sprecano 27,5 kg di cibo che corrispondono a una impronta di 62 kg di CO2eq, 73 m2 di suolo agrario, 2,5 m3 di acqua, mentre i punti vendita generano sprechi per un valore di 220.000 tonnellate/anno, che corrispondono a circa 2,89 kg all’anno a persona. Di questo spreco, il 35% è ancora commestibile . Cirfood, impresa cooperativa italiana leader nella ristorazione collettiva e commerciale, ha promosso un Patto contro lo Spreco Alimentare attraverso Too Good To Go: una alleanza virtuosa tra aziende, supermercati e consumatori volta ad abbattere gli sprechi alimentari nei prossimi 3 anni. Prevede l’introduzione delle “Magic Box” nei locali «Rita»: delle bag con una selezione a sorpresa di prodotti e piatti freschi, rimasti invenduti a fine giornata. L’iniziativa, nei primi 3 mesi di attività, ha permesso di evitare lo spreco di 635 kg di CO2.Ha anche attivato accordi con onlus ed enti caritatevoli (Banco Alimentare, Caritas, Last Minute Market) in tutto il Paese per donare eventuali materie prime in eccedenza. Nel 2019 sono state distribuite oltre 76mila pietanze. E nel primo periodo dell’emergenza Covid, grazie anche ai propri fornitori, ha potuto donare a enti caritatevoli emiliani circa 2 tonnellate di materi prime, utilizzate per la preparazione di oltre 2.500 pasti per i più bisognosi. Coop, il progetto «Buon fine» Sono 5 mila le tonnellate di cibo recuperate nel 2020 e destinate a 960 associazioni di volontariato in tutta Italia, in grado di generare 5,7 milioni di pasti, per un valore di 26 milioni di euro. È il risultato del progetto di Coop «Buon fine». Le donazioni Coop sono leggermente diminuite in tonnellate e valore (erano 5900 nel 2019 per un valore di oltre 30 milioni di euro). Invece, è cresciuto il numero delle associazioni che di queste donazione hanno beneficiato, di cui il 70% riguardano prodotti freschi e freschissimi. Ed è un modello di donazione a chilometro zero, perché dai 680 punti vendita coinvolti si raggiunge la destinazione attraverso la rete capillare delle associazioni e del lavoro di dipendenti e soci. Oltre alle donazioni, Coop ha sviluppato «Mangiami subito», altra misura di contrasto allo spreco alimentare attraverso la vendita di prodotti prossimi alla scadenza a prezzi scontati (in media il 50% a fine giornata) che nel corso del 2020 sono state pari a oltre 40 milioni di euro.

Fonte: Corriere.it