Mense aziendali: crisi di settore a causa dello Smart working

Oltre 20 mila addetti alle mense aziendali rischiano di perdere il posto di lavoro a causa dello Smart Working. Le società hanno meno bisogno di pasti per i dipendenti e servizi di pulizia degli uffici.

Sono circa 20mila, di cui l’80% donne, gli addetti alle mense aziendali che rischiano di rimanere senza stipendio da fine ottobre. Uno su quattro si trova nel Milanese, uno dei territori con la più alta concentrazione di industrie e uffici.

È  l’effetto collaterale dello smart working, a cui sinora il governo non ha dato nessuna risposta nonostante i ripetuti allarmi dei sindacati.

A Milano, oltre 5000 dipendenti provenienti dalla capitale lombarda e provincia, hanno manifestato per esprimere il loro disagio e la loro preoccupazione su ciò che sarà dei loro posti di lavoro. Tra il gruppo di manifestanti si è distinta Graziella Restano che con microfono in mano ha rappresentato i colleghi “Lo smart working incide tantissimo sulle mense aziendali: gli impiegati rimangono a casa e per noi il lavoro non è ancora ripreso. Non abbiamo sicurezza. Siamo ancora in stand by, mentre si avvicina la fine del divieto di licenziamenti’.

Dopo la prova riuscita dello Smart working durante la pandemia globale, molte multinazionali e imprese stanno valutando di mantenere un sistema ibrido anche una volta tornati alla normalità. Ciò incide moltissimo sul settore della ristorazione aziendale, che di fatto non è mai ripartito.

La Compass Group Italia, colosso della ristorazione che gestisce anche le mense dell’Eni a San Donato Milanese, per esempio prima della pandemia serviva circa otto mila pasti al giorno mentre oggi ne serve solo mille. Di conseguenza diminuendo il volume di lavoro rischieranno di diminuire anche in posti di lavoro.

Il prossimo 31 ottobre terminerà il blocco dei licenziamenti (prorogato fino a questa data solo per alcuni settori) e i sindacati hanno già ricevuto le prime indicazioni dell’intenzione di alcune aziende di aprire procedure di licenziamenti collettivi. Una volta scaduta la cassa Covid, anche le imprese che volessero farlo non possono infatti ricorrere agli ammortizzatori ordinari, che possono essere attivati solo su richiesta del committente. Quelle in questione, infatti, non sono di imprese colpite da una crisi aziendale ma semplicemente società che hanno meno bisogno di pasti per i dipendenti e di servizi di pulizia degli uffici.