Torino, tangente nell’appalto per la sanificazione, imprenditore in manette

Torino – 28/04/2020 – Ballano 17 milioni per l’affidamento di un’appalto per la pulizia di immobili e servizi della Regione Piemonte, in tempi di Covid-19. È un piatto ricco per un’azienda, La Lucentezza di Bari che si è aggiudicata negli anni appalti in tutt’Italia e a Torino ha gestito immobili come la prefettura e l’università oltre a molti Comuni.
Un piatto per cui vale la pena pagare una mazzetta. Erano tangenti, secondo la procura e la guardia di finanza di Torino, gli ottomila euro sequestrati il 17 marzo davanti al comune di Nichelino quando sono stati arrestati Antonio Pastorelli, dipendente del Comune e presidente della commissione esaminatrice della gara, e Michelina Marchese, dipendente della Lucentezza pizzicata con i soldi in mano. Secondo il gip Valentina Soria quella di Pastorelli, accusato di corruzione, è stata «una sistematica e generalizzata attività di favoritismo» nei confronti della Lucentezza che si è aggiudicata, per mano di Pastorelli anche un’incarico diretto per la pulizia a Nichelino.
«Noi abbiamo questa gestione temporanea di tre mesi, c’è questo problema del Coronavirus», dice Pastorelli al titolare della società pugliese Mario Volpe, arrestato ieri dalla finanza con altre due persone. Volpe, secondo l’accusa, paga il dipendente pubblico che nelle telefonate chiama «l’Illustre». Mettere a segno il tentativo di corruzione ai tempi del Covid-19 non è semplice. «Non potendo muoversi hanno dovuto usare il telefono, parlare e scomodare più persone», spiega il procuratore aggiunto Enrica Gabetta che ha coordinato l’inchiesta insieme al sostituto Laura Longo. Volpe vuole far arrivare i soldi a Torino in fretta e incarica un suo collaboratore Francesco Chieti di portare «i documenti» a destinazione. Cheti contatta Pastorelli il 13 marzo e in tempi di lockdown organizzano un improbabile «aperitivo» in municipio a Nichelino. Prima di accordarsi Chieti si assicura sulla possibilità di essere controllato: «Basta che non mi bloccano». A fermarlo è però l’emergenza sanitaria. Il suo volo da Roma a Torino non parte e il piano salta. L’imprenditore contatta allora Massimiliano Matrorillo, titolare di una ditta di pulizie di Mappano e gli chiede di anticipare la somma. Gli interlocutori sono attenti a non farsi scoprire, parlano in codice e usano le chat segrete di Telegram con l’autodistruzione dei messaggi. E’ così che i soldi passano nelle mani della Marchese che ha dichiarato di non sapere cosa stesse consegnando a Pastorelli. L’indagine era partita a novembre dai dubbi di una componente della commissione presieduta da Pastorelli. Il suo arresto aveva scatenato i timori dell’amico imprenditore che qualche giorno fa in una telefonata diceva: «Io ho paura che mi vengono a prendere da un momento all’altro». È successo ieri mattina.

 

Fonte: La Repubblica