Green pass a scuola: dovranno averlo anche i genitori degli alunni. Obbligo vaccino per Rsa

Per il personale delle Rsa (amministrativi e addetti spesso esterni che si occupano di pranzi e cene degli ospiti e delle pulizie) il decreto approvato in Consiglio dei ministri prevede l’obbligo del vaccino, e non del Green Pass.

Il governo fa un altro piccolo passo avanti per estendere il green pass obbligatorio nel mondo del lavoro. Con il Consiglio dei ministri giovedì 9 settembre, è arrivato l’allargamento dell’obbligo della certificazione verde anche per i circa 40mila addetti (esterni) alle mense scolastiche e universitarie, e per qualche migliaio di lavoratori delle ditte di pulizia e manutenzione negli istituti scolastici (quelli ancora impegnati negli appalti attivi – dopo l’operazione di internalizzazione di oltre 11mila unità operata a inizi 2020, nonostante l’enorme necessità indotte dalla pandemia).

Scuola, obbligo green pass anche per i genitori degli alunni

Il pass, già previsto per il personale scolastico, sarà richiesto a chi lavora nelle scuole – dalle mense alle pulizie comprese le ditte esterne -, ma anche ai genitori che accompagnano i figli dentro gli istituti, compresi i più piccoli che frequentano gli asili o a chi deve entrare per un colloquio con un prof. Stessi obblighi per «chiunque accede» – così recita il decreto – anche in università, accademie e conservatori oltre che negli Its, gli Istituti tecnici superiori dove sarà chiesto il pass anche agli studenti (come già avviene per gli universitari). A parte le eccezioni di cui sopra l’obbligo di green pass a scuola non vale per gli studenti. E non vale per chi è esentato dal vaccino.

Sanzioni 400-1000 euro per chi è senza

A controllare il pass saranno i dirigenti delle istituzioni scolastiche ma anche i datori di lavoro. Previste sanzioni da 400 a mille euro sia per chi non ha il pass sia per i dirigenti e i datori di lavoro ai quali sono demandati i controlli.

Per personale Rsa obbligo vaccino dal 10 ottobre

Il decreto lancia anche un segnale sul percorso verso l’obbligo vaccinale, considerato oggi ancora un opzione da valutare solo dal prossimo autunno, ma che viene per la prima volta esteso al di fuori della platea sanitaria, l’unica dove al momento vige l’obbligo: dal 10 ottobre – si legge nella bozza del dl licenziato – «si applica altresì a tutti i soggetti anche esterni che svolgono, a qualsiasi titolo, la propria attività lavorativa» nelle Residenze sanitarie per gli anziani a qualsiasi titolo, la propria attività lavorativa» nelle Residenze sanitarie per gli anziani. Strutture dove si entra in contatto ogni giorno con pazienti particolarmente fragili (grandi anziani e disabili) e dove si cominciano a rivedere i contagi.

Si tratta di tantissimi operatori – in tutto nelle Rsa lavorano circa 250mila persone – tra amministrativi, personale che fa pulizie o prepara i pasti, compresi gli ausiliari socio assistenziali (circa 130mila) che si occupano dei bisogni dei ricoverati, ma finora esclusi dall’obbligo che per legge è scattato da aprile scorso solo per il personale sanitario. Per chi non rispetterà l’obbligo è prevista la sospensione della prestazione lavorativa e dunque dello stipendio. Anche in questo caso i controlli spettano ai dirigenti delle strutture sanitarie e ai datori di lavoro.

Estensione rinviata per gli altri settori

Per Draghi si tratta solo un primo passo, un “antipasto” prima del piatto forte finora rinviato dopo le tensioni nella maggioranza per la frenata della Lega: si tratta dell’obbligo di certificato verde per i dipendenti della Pa e per i lavoratori dove già oggi viene chiesto il pass, due ingredienti del nuovo menu di misure che saranno sul tavolo del Governo già la prossima settimana e su cui Draghi non vuole fare passi indietro. Si ragiona al momento se approvare un solo provvedimento già la prossima settimana con le misure per Pa e privato, o se procedere a tappe partendo prima dai lavoratori di alcuni settori (ristoranti, trasporti, cinema, teatri, ecc.) per poi estendere l’obbligo di pass ai dipendenti pubblici per i quali Salvini chiede di limitare il certificato ai soli sportelli al pubblico. Mentre per il resto dei lavoratori del privato si dovrebbe aspettare ancora. Un nodo questo della gradualità o dell’immediato intervento che si scioglierà in cabina di regìa dove si proverà a mediare.

Al centro la sicurezza delle scuole

Tornando al personale delle mense scolastiche e delle ditte di pulizia si tratta di una scelta in linea con l’obbligatorietà del green pass per tutto il mondo della scuola (oltre un milione di addetti, tra professori e personale tecnico-amministrativo) già in vigore dallo scorso 1° settembre. Una misura su cui è d’accordo anche il titolare dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, in chiave di maggior sicurezza in vista della ripresa in presenza delle lezioni, che per in larga parte d’Italia scatterà dal 13 settembre.

«Le aziende dei servizi sono pronte e favorevoli al green pass, oltre che pronte a far vaccinare gli operatori – ha sottolineato Lorenzo Mattioli, presidente di Confindustria Servizi HCFS -. La scuola è anche un posto di lavoro che va messo in sicurezza, ma non vogliamo che ci siano zone grigie. Le aziende eroganti i servizi (e mi riferisco soprattutto alle mense) devono sapere a chi spettano i controlli e soprattutto non ci dovranno essere costi aggiuntivi laddove il green pass è subordinato al tampone. Bene che il certificato sia esteso anche al personale delle pulizie, ma vorrei ricordare che, a parte alcune appalti ancora attivi e le sanificazioni, ormai il personale addetto alle pulizie è totalmente pubblico, composto da oltre 11mila unità internalizzate, incomprensibilmente proprio durante la pandemia. Perciò l’apporto di ditte esterne, nonostante l’enorme necessità indotte dalla pandemia, si è molto ridotto».

Fonte: Il Sole 24 Ore