A Feltre edilizia smart e cultura per ripopolare il centro storico

Il progetto del Comune bellunese, che ha investito 8 milioni, è attuare riqualificazioni funzionali da mettere a disposizione dei turisti e dei nuovi residenti attirati dall’offerta di servizi.

Feltre città da abitare. Con un piano di riqualificazione del centro, puntando su case per giovani coppie o per affitti brevi, facendo leva su servizi e infrastrutture culturali di eccellenza, sulla valorizzazione del patrimonio storico, sulla qualità della vita di un paesaggio inserito nel parco Nazionale delle Dolomiti bellunesi. Peccato solo per la criticità legata alle infrastrutture: Venezia si raggiunge in un’ora e mezza di automobile o con due cambi di treno. Quantomeno, a differenza di molte aree interne italiane, c’è una buona rete internet, così lo smart working è garantito. Feltre è una delle tante città medio-piccole italiane: 21mila abitanti, popolazione stabile dal 2010, in controtendenza sulla media provinciale, che è invece in forte diminuzione. «Diminuiscono i nati – dicono dal Comune – ma controbilanciano i nuovi residenti. Da considerare anche che la popolazione di riferimento sale a 50mila unità, contando i comuni limitrofi che gravitano su Feltre per i servizi». Centro storico intatto con una città murata cinquecentesca, Feltre è uno di quei centri da ripopolare, come si è ripetuto spesso in questo anno segnato dalla pandemia. «Un obiettivo che avevamo già prima dell’emergenza Covid – racconta il sindaco Paolo Perenzin – per questo abbiamo attivato un piano di investimenti per il recupero dei beni culturali, in modo tale da far diventare il centro una se de prescelta, per venirci ad abitare». Oggi su tutto il territorio cittadino le seconde case sono il 44% e nel centro storico potrebbero salire al 50% ( in gran parte non utilizzate, dati del Comune). Si consideri però che ci sono buone possibilità offerte dall’ospedale, che conta circa duemila addetti, ma anche dall’industria manifatturiera (altre duemila persone) e dalle attività di servizi alle imprese e alle persone. Nella cittadina bellunese sono stati investiti tra i 7 e gli 8 milioni di euro nell’ultimo biennio, per interventi strutturali per la cultura, la gran parte pronti entro il 2021. Dalla trasformazione del nuovo museo archeologico a quello delle arti decorative, dal recupero di due torri-simbolo, fino a quello del teatro de la Sena (la cosiddetta Piccola Fenice). Si aggiunga il nuovo polo bibliotecario, punto di aggregazione per studenti e giovani, ricavato dove sorgevano le scuderie napoleoniche. «Nel centro storico- commenta il vicesindaco Alessandro Del Bianco – si registra già un ritorno di popolazione giovane, ma in generale si stanno liberando ampi spazi di investimento per il settore della ricettività per il quale la domanda è senza dubbio più alta dell’offerta in termini di posti letto». In quale format? Edifici cielo-terra, in vendita dai privati ma anche messi a disposizione dal pubblico. Prezzi? Le case nuove si comprano per una cifra dell’ordine dei 1.500-1.800 euro/mq, in centro storico si arriva ai 2mila euro/mq Spazio anche al senior living. Non tanto alle Rsa, ma a operazioni immobiliari per la terza età che possono tener conto della prossimità dei servizi e della qualità della vita della realtà veneta. Non mancano poi i grandi contenitori come l’ex Caserma Zannettelli, storica sede degli Alpini, un’area complessiva di 3 ettari, da riattivare con un mix funzionale e con una quota di edilizia sociale. C’è anche l’ex ospedale psichiatrico, per una quota del Comune e per un’altra dell’Azienda Sanitaria, in parte utilizzata per attività formative, ma che via via si sta svuotando e sarà da ripensare con nuovi usi e format. Tra i progetti immobiliari sotto i riflettori quello di Piazzale della Lana con il recupero di un ex scuola e di un magazzino comunale e la realizzazione di una palazzina residenziale e direzionale, che sarà approvato entro febbraio. Nella cosiddetta area Altanon è in corso la realizzazione di un edificio di circa 9mila mq adibito a commercio e ristorazione, con riqualificazione dell’area pubblica limitrofa. E per l’ex Marangoni c’ la proposta di convertire l’ex area industriale dismessa con un hotel, servizi per la ristorazione, attrezzature sportive e attività di leisure. Spazio anche al recupero, ad esempio, con l’adeguamento sismico di due palazzi storici (palazzo Luciani e Palazzo Muffoni) di proprietà del Comune, e la loro trasformazione in ostello della gioventù e in edilizia residenziale pubblica, con attività di informazione turistica e di promozione culturale (intervento finanziato da Casa Italia).

Fonte: Il Sole 24 Ore