Responsabilità penale del datore e DL Rilancio: tutti i dubbi del presidente di ANIP

Roma, 20/05/2020 – Ha scatenato non poco timore, tra gli imprenditori italiani, la possibilità di vedersi penalmente responsabili nel caso di contagio di un dipendente sul posto di lavoro. A fare scalpore l’incrociarsi di un decreto legge e di un comunicato Inail, il quale – come poi è stato specificato – mirava a tutelare principalmente dipendenti di strutture sanitarie e di assistenza sociale, dal momento che erano e sono maggiormente esposti e da loro proviene la maggior parte delle denunce, oltre che il 40% dei casi mortali di coronavirus. A seguito delle reazioni sconcertate e confuse di molti imprenditori, l’Inail, attraverso una nota, ha chiarito che i presupposti per l’erogazione di un indennizzo per la tutela relativa agli infortuni sul lavoro e quelli per il riconoscimento della responsabilità civile e penale del datore di lavoro, devono avere diversi presupposti, tra cui il mancato rispetto delle norme di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro da parte del datore stesso. Le responsabilità devono essere accertate, attraverso la prova del dolo o della colpa del datore; il riconoscimento dell’infortunio da parte dell’istituto non assume alcun rilievo per sostenere l’accusa in sede penale. Lorenzo Mattioli, presidente di ANIP-Confindustria, Associazione Nazionale Imprese di Pulizia e Servizi Integrati, ha commentato: “Bene il chiarimento arrivato dall’Inail nel corso dall’audizione in Senato che, anche sulla scorta delle indicazioni di Confindustria, non fa ritenere l’azienda penalmente e civilmente responsabile del contagio di un lavoratore qualora si siano applicati tutti i nuovi protocolli di sicurezza rafforzata e di distanziamento nei luoghi di lavoro.” Aggiungendo, però, l’importanza, a suo avviso, di avere una “regolamentazione che non lasci spazio a dubbi di ogni sorta”, la quale “è di vitale importanza per chi, come le imprese e i lavoratori nell’ambito di pulizia, igiene e sanificazione, lotta costantemente per arginare il coronavirus”.

Altro fondamentale aspetto, che in questi giorni sta destando interesse e commenti, è il DL Rilancio, il decreto studiato e scritto per la ripartenza dell’economia italiana, dopo il lungo periodo di “lockdown” per fronteggiare l’esplosione dell’emergenza Covid-19. Il DL rilancio prevede quasi 150 miliardi di titoli pubblici per finanziare i provvedimenti, comprende incentivi, sgravi, liquidità, bonus per facilitare la ripresa economica e tutelare sia i lavoratori che gli imprenditori. Il DL prevede anche l’incentivazione della sanificazione, indispensabile per qualsiasi impresa intenda ripartire nel totale rispetto della sicurezza. Lorenzo Mattioli, attraverso un comunicato, ha commentato i contenuti del decreto, sottolineando che “il decreto contiene un intero capitolo dedicato alla sanificazione, con credito d’imposta portato al 60% (per un massimo di 60mila euro per ciascun beneficiario) nel limite di spesa complessivo innalzato a 200 milioni. Insufficiente per i 2miliardi di metri quadri di superfici da sanificare, soprattutto perché, senza la garanzia di affidare ai professionisti la sanificazione (dunque senza un albo validato e trasparente di soggetti abilitati) si rischia di alimentare un pericoloso fai da te.” Mattioli ha, inoltre, commentato positivamente l’esenzione dell’iva sull’acquisto dei dispositivi di protezione individuale, mentre ha evidenziato che “rimane il grande problema delle scuole, dove si agevola l’acquisto di prodotti per la sanificazione (e tra questi anche strumenti professionali a tale scopo), ma resta nel limbo l’attribuzione delle competenze, a seguito dell’internalizzazione che ha estromesso le aziende dei servizi di pulizia caricando il mondo della Scuola di una ulteriore responsabilità che nulla a che fare con formazione e didattica.” Secondo Mattioli, come molti altri imprenditori anche impegnati in settori differenti, queste sono prime buone misure da attuarsi nel prossimo futuro, nell’attesa di ulteriori meccanismi di incentivi di iniziativa europea.