Consip: il rinvio del processo provoca le polemiche dei difensori

ROMA – E’ slittato al 3 marzo prossimo il processo per la fuga di notizie, nell’ambito della vicenda Consip, che vede tra gli imputati l’ex ministro dello Sport Luca Lotti. I giudici del secondo collegio dell’ottava sezione penale hanno letto in aula un decreto con il quale il presidente del tribunale ha riassegnato il processo al primo collegio della stessa sezione, cui il pm Mario Palazzi, secondo tabella, è abbinato.

La lettura del provvedimento ha provocato le polemiche dei difensori che non hanno avuto modo di interloquire sulla decisione del tribunale, tanto da aver presentato immediatamente in cancelleria un ricorso per Cassazione. Secondo i difensori degli imputati, la riassegnazione del processo ad altro collegio consentirebbe alla procura di far ‘rivivere’ la lista dei testimoni che sarebbe stata presentata fuori termine.

Lotti è accusato del reato di favoreggiamento: secondo la procura, il 3 agosto del 2016 avrebbe rivelato all’allora ad di Consip Luigi Marroni “l’esistenza di una indagine penale che interessava gli organi apicali passati e presenti di quella società e, in particolare, di una attività di intercettazione telefonica sull’utenza in suo uso”. Circostanza sempre negata dall’ex ministro dello Sport (“Non potevo dire ciò che non sapevo”). Favoreggiamento e rivelazione di segreto sono i reati attribuiti al generale Del Sette che nell’estate del 2016, stando sempre all’impostazione accusatoria, avrebbe informato Luigi Ferrara, all’epoca presidente di Consip, che c’era un’inchiesta penale sul conto dell’imprenditore campano Alfredo Romeo e di essere cauto “nelle comunicazioni a mezzo telefono”.

Tra gli imputati c’è anche il generale dell’Arma Emanuele Saltalamacchia, cui è contestato il favoreggiamento per aver rivelato nell’estate del 2016 a Marroni che la procura di Napoli indagava su Consip. A processo pure Filippo Vannoni, presidente della società Publiacqua, società partecipata del Comune di Firenze, e l’imprenditore di Scandicci Carlo Russo. La procura ritiene che anche Vannoni rivelò a Marroni l’esistenza di una indagine penale che coinvolgeva i vertici Consip e di un’attività di intercettazione sul suo telefono. Russo, invece, accusato di millantato credito presso lo stesso Marroni, e presso Monica Chittò (all’epoca sindaco di Sesto San Giovanni), Daniela Becchini (già dg del Patrimonio dell’Inps) e Silvio Gizzi (ad di Grandi Stazioni Rail), si sarebbe fatto promettere dall’imprenditore Alfredo Romeo la somma di 100mila euro annui come prezzo della propria mediazione che doveva consistere nel favorire la Romeo Gestioni ad acquisire commesse o ad agevolare e velocizzare il procedimento per l’affidamento di una procedura ad evidenza pubblica. Nello specifico, nei confronti di Marroni, la mediazione, realizzata nella prospettazione di Russo anche per il tramite di Tiziano Renzi, papà dell’ex premier, doveva consistere nell’ottenere stabili vantaggi nell’aggiudicazione a favore della Romeo Gestioni delle procedure indette da Consip; a tal fine Romeo avrebbe promesso ulteriori utilità nella misura di 5mila euro ogni due per Russo e di 30mila euro al mese “asseritamente destinate a Renzi”. Tutto ciò sarebbe avvenuto tra l’agosto e il dicembre del 2016.

Fonte: Affaritaliani.it