CONSIP E LA DIFFICILE PARTITA DELLA TRASPARENZA E DELLA LEGALITÀ

MILANO 25/07/2019 – Il Tar del Lazio si è espresso in questi giorni, con ordinanza, sui sette ricorsi presentati dalle aziende protagoniste del maxi cartello volto alla spartizione degli appalti pubblici, nell’ambito della gara FM4 bandita da Consip nel 2014, concedendo la sospensione delle multe del valore di 235 milioni di euro inflitte lo scorso maggio dall’Antitrust dietro deposito di una cauzione di pari importo. Le aziende in questione sono: C.N.S.-Consorzio Nazionale Servizi, Consorzio Stabile Energie Locali, Engie Servizi (già Cofely Italia), Exitone, Kuadra, Manital, Rekeep e Romeo Gestioni. Quest’ultima è l’unica non inserita nella decisione amministrativa dei giudici del Lazio, in quanto la discussione del suo ricorso è rinviata all’udienza di merito, fissata per tutti al 6 maggio 2020.

Il cosiddetto appalto più grande d’Europa, Facility Management 4 (FM4) indetto nel 2014 con un valore di 2,7 miliardi, che aveva come oggetto la gestione di servizi, pulizia e manutenzione degli uffici pubblici in tutta Italia, è stato bloccato subito dopo l’apertura delle buste nel 2016, dall’indagine sulle manovre corruttive dell’imprenditore Alfredo Romeo condotta dal pm Henry Woodcock. 

A maggio 2019, tre anni dopo, l’Antitrust avvia una accurata indagine su un presunto e  grave cartello tra molti partecipanti di quella gara ed arriva ad una sentenza: «l’intesa ha neutralizzato il confronto competitivo tra le parti nei vari lotti geografici posti a gara e, a prescindere dall’esito della procedura di gara non ancora aggiudicata dalla stazione appaltante, ha compromesso irrimediabilmente il fisiologico gioco concorrenziale che si sarebbe dovuto instaurare, in danno delle Pubbliche Amministrazioni committenti».  Questa   situazione porta l’antitrust ad infliggere multe salatissime (235 milioni di euro) a tutte le aziende coinvolte, ritenendo estranea all’intesa illecita solo Dussmann Service e Siram, entrambe partecipanti all’ATI temporanea guidata da Dussmann. 

Allo stato attuale, dopo tre anni dall’inizio delle indagini, non solo la classifica dei vincitori è ancora provvisoria e l’appalto non è stato assegnato, ma le aziende sanzionate dall’Antitrust per FM4, continuano – in proroga –  ad occuparsi di pulizie e manutenzione degli uffici pubblici perché vincitrici anche della gara FM3 del 2010, rivelando una situazione paradossale, in particolare facendo emergere attori che si spartiscono i fondi pubblici ed europei destinati al settore del facility management sempre uguali. 

In più la decisione di giovedì 18 luglio dei giudici di via Flaminia sembra tendere ulteriormente la mano alla compagine dei colossi dei servizi che, pagando una cauzione di pari importo in favore dell’Antitrust, potranno giovare della sospensione della maxi sanzione sino all’udienza del 6 maggio 2020. 

Sembra il destino delle gare indette da Consip S.p.A., la centrale acquisti della pubblica amministrazione italiana, controllata dal ministero dell’Economia. Troppo spesso sono caratterizzate da cartelli, come è successo per gli appalti Sanità del 2015, base d’asta 1,455 miliardi; come pure nella gara Musei del 2016; base d’asta 640 milioni; o nella gara Caserme del 2016, base d’asta 582 milioni.

I nomi dei vincitori delle gare sono preoccupanti perché ricorrenti: a volte, quando non è possibile far partecipare il brand principale, avviene una trasformazione con la nascita di società improbabili, che con diecimila euro di capitale vincono gare da centinaia di milioni. È molto dubbio notare poi la proroga all’attività di società già sanzionate: non proprio un bell’esempio rispetto a quelle che – e sono numerose – invece non violano le regole della concorrenza.