Rivoluzione ad Alghero per una mensa sostenibile

La Nuova Sardegna – Prodotti bio, tipici, sardi, da filiera corta, menu stagionali, un’app per variazioni in base a mali di stagione, proposte diversificate in base a intolleranze, motivi religiosi o scelte etiche e quasi due tonnellate di plastica all’anno in meno. L’assessora comunale dell’Istruzione e vicesindaca, Gabriella Esposito, racconta la rivoluzione che ha trasformato la mensa scolastica algherese in un’oasi a chilometro zero e plastic free, a misura di bambini, per la gioia di genitori, insegnanti e dirigenti scolastici, con la benedizione dell’Assl. Il servizio gestito da Gemeaz Elior ha un’utenza che nei giorni clou, tra le scuole col tempo pieno e quelle col rientro, è di 2mila bambini: tanti sono gli allievi delle dieci scuole elementari e di altrettanti istituti d’infanzia. «In quattro scuole c’è la lavastoviglie, con un risparmio di 820 chili di plastica all’anno – spiega l’assessora – sommati ai 930 che si risparmiano con l’utilizzo ovunque di stoviglie e l’eliminazione del vecchio sistema di somministrazione con pellicola, siamo a mille e 750 chili in meno ogni anno».

Ma i numeri sono destinati ad aumentare a breve, quando le «lavastoviglie arriveranno anche nelle due scuole più grosse, quella di Maria Immacolata in via Giovanni XXIII e del Sacro Cuore di via Vittorio Emanuele, che hanno 400 allievi», spiega.

Il cambiamento piace. «Da un sondaggio fatto in forma di gioco tra i bambini – rivela – abbiamo riscontrato che il gradimento è all’84%». I menu per la bella stagione e per quando fa più freddo sono stati approvati dall’Assl. «Prodotti tipici, agricoltura biologica, uova bio da allevamenti non intensivi, alimenti da filiera corta e dop – assicura Gabriella Esposito – e tutto mantenendo invariate tariffe che vanno da 1 euro e 20 centesimi a poco più di 4 euro, in base alle fasce di reddito».

Nessuno è escluso. «Il momento della mensa è una straordinaria occasione di socializzazione e di responsabilizzazione, non possono esistere discriminazioni», dice l’assessora riferendosi a quanto successo in Veneto, dove a una bambina è stato somministrato un pasto diverso perché i genitori non potevano permettersi di pagare il servizio.

«Dall’anno scorso abbiamo varato il programma “Cucine aperte”, che permette ai genitori di visitare il posto in cui si preparano i pasti, in via Marconi», prosegue. Da lì i pasti viaggiano su contenitori termici che una volta a scuola si collegano alla corrente elettrica per mantenere la temperatura, con i condimenti trasportati a parte per comporre le pietanze sul posto, «così da avere anche meno sprechi». E per monitorare l’andamento della rivoluzione amministratori e genitori hanno “comunapp”, un’applicazione che consente in tempo reale bonifici e cambi di menu.

 

Fonte: La nuova Sardegna