Le mense in prima linea contro lo spreco alimentare

Il bando terrà conto anche della lotta agli sprechi

Non buttare il cibo è una delle prime regole che ci insegnano i nostri genitori. Spesso ce ne dimentichiamo e riempiamo il frigorifero con più alimenti di quanti realmente ce ne servano e, puntualmente, una parte finisce nella spazzatura.

Se in questo emisfero regna il benessere ce n’è un altro in cui si lotta per sopravvivere e dove si contano circa 600 milioni individui in pessime condizioni. L’Africa Sub-sahariana è la regione più colpita dalla denutrizione che fa ogni anno circa 3 milioni di morti, in pratica un bambino su quattro.

Situazione ben diversa in Italia. Secondo i dati raccolti dalla campagna ZeroSpreco, ogni membro della famiglia butta cento grammi di alimenti al giorno, arrivando ad un totale annuo di circa 37 chili, più o meno circa 250 euro. Facendo i conti quindi ogni anno vengono sprecate 2,2 tonnellate di cibo, l’equivalente di 8,5 miliardi di euro.

Serve correre ai ripari ed è quindi fondamentale educare le persone a una maggiore consapevolezza sul tema cominciando dai più piccoli. Non solo la famiglia ma anche la scuola deve avere un ruolo attivo ed è proprio durante il pranzo in mensa che può fare la differenza una corretta educazione alimentare supportata dalle aziende che gestiscono la refezione. Il compito è arduo. Secondo una ricerca dell’Università di Bologna ancora circa il 30% dei pasti viene gettato. Avanzi nei piatti, pietanze non toccate. Inutile dire che i meno graditi sono frutta e verdure. Va un po’ meglio per pane, pizza, pasta, secondi e i contorni (soprattutto quelli con le patatine).

C’è ancora molto da fare ma sembra che qualcosa si stia muovendo. Le campagne di sensibilizzazione di questi ultimi anni hanno portato ad un drastico calo degli sprechi. Basti pensare che nel 2015, evidenziavano uno spreco annuale di circa 67 chili a persona. Oggi, come già detto, la cifra si attesta intorno ai 20 chili in meno. Nelle città che hanno recepito il problema dello spreco alimentare si moltiplicano iniziative per la redistribuzione del cibo ancora commestibile. A Milano, ad esempio, sono nate molte associazioni che recuperano gli avanzi ancora caldi e li portano alle persone bisognose. Questi progetti hanno portato ad un aumento del 21% degli alimenti donati al banco alimentare, riuscendo a raggiungere così più di un milione e mezzo di persone.